Cisterna

23 aprile 2010

Gerontologismi

Un gerontologismo
Questa mattina leggendo il giornale mi sono imbattuto nella parola monili.
Monili
Che cazzo di parola.
Prova a pronunciarla a voce alta. Come ti suona?
Secondo me meriterebbe un dignitoso oblio. Ha fatto il suo tempo. Ora non serve più. Mi sembra umiliante per tutti riesumarla.
Pensandoci bene, credo che monili non sia un caso isolato.
Un altro caso? Arzillo.
La parola arzillo è morta forse un secolo fa. Il destino delle sue spoglie è però connesso alla parola vecchietto. Vecchietto si trascina dietro l'orrendo cadavere del termine arzillo, che oramai è privo di ogni significato. Come ti sentiresti se ti dessero dell'arizillo?
Se a me qualcuno dicesse arizillo, io mi incazzerei come un puma.
Arzillo è il vecchietto. E solo il vecchietto.
Oppure spettabile. La parola spettabile è morta e si è mummificata sul frontespizio di una lettera. Su una busta.
Sai cosa ti dico? Sei proprio spettabile.
A te come suonerebbe una dichiarazione simile?
Questi termini, vecchi e stanchi, no se la sentono più di uscire. Di apparire in pubblico. Eppure qualche idiota, per un motivo o per l'latro, continua ad evocarli, e non gli permette di spegnersi in santa pace, come meriterebbero. Che destino.
E' il destino dei gerontologismi. Termini vecchi rimasti intrappolati nel limbo delle frasi fatte della lingua italiana.
Parole che non suonano più come vive. Vorrei fare un appello nazionale: rispettiamo i gerontologismi e lasciamo che si spengano in pace.

Questa mattina mi sono destato arzillo. Pimpante. Anelo raggiungere l'uscio e respirare la scoppiettante aere mattutina. Salutare il Belpaese, grato del mirabolante fenomeno dei gerontologismi. Il monile che porta in dote la nostra beneamata lingua romanza. Mi spoglio del copricapo innanzi a siffatti fenomeni linguistici e mi domando se anche a tuo avviso meritino rispetto.
Se tu sei concorde, lascia che i gerontologismi si spengano e riposino in pace, come meritano. Al fin dona loro il meritato riposo.

16 aprile 2010

Sul Blackberry, ovvero il telefono anti-uomo

che telefono del cazzo!
Un prato verde smeraldo nella Cambogia del nord.
Macchie colorate di fiori profumati sul manto erboso.
Una bambina in abiti umili corre felice.
Un bagliore in mezzo all'erba.
La bambina, curiosa, si avvicina al bagliore. In mezzo all'erba è mollemente adagiato un telefono nero, sinuoso, quasi sensuale. Le forme morbide. Lo schermo colorato. La bambina curiosa si avvicina all'oggetto e lo raccoglie.
ZOT
Il prato si trasforma in una distesa di asfalto. La bambina è vecchia, consunta, con i capelli arruffati e lo sguardo isterico. Attorno a lei squilli, clacson e rumore.
Zoom sulla mano artritica e callosa che sorregge il telefono. Sullo schermo luci, spie lampeggianti, avvisi in rosso.
La mano tremante si apre in uno sforzo estremo per liberarsi del telefono.
Mentre il telefono cade, cessa il rumore e l'ambiente torna sereno. L'apparecchio si adagia di nuovo mollemente sull'erba, e la vecchia si trasforma in cenere che viene portata via dal vento. Il suono del vento cela impercettibile un sospiro di sollievo. Un riso liberatorio. Lo schermo va a nero. Logo RIM e marchio Blackberry.

Se fossi un milionario eccentrico, pagherei personalmente per questa campagna pubblicitaria.
Purtroppo la mia condizione economica non me lo permette, pertanto mi limiterò ad un messaggio meno figurato e più concreto: Il Backberry fa cagare.
La sua funzione di integrazione con il lavoro è una prigionia. Una schiavitù.
La rubrica contiene solo ed esclusivamente i contatti di Outlook. E i miei amici?!?
A me Outlook ha sempre fatto cagare: ho perso la mia vecchia rubrica del cellulare ed ho trovato al suo posto il rubrichino piccolo e svogliato che avevo distrattamente compilato su Outlook in passato.
Le email sono (mal) gestite come gli SMS.
Toh... un SMS... che bello: vediamo chi mi cerca. Ma vaffanculo: il solito spam Herbal Viagra
Navigare tra i menù è eterno. Vuoi leggere un messaggio? Click sulla bustina. Mille messaggi. Tutti vecchi. Dov’è il nuovo? Scrolla. Non c’è. Boh.
Guai a cancellare i vecchi: tra di loro ci sono anche le email. Cancellarle significa perdere anche dal computer le email del lavoro…
Vabbé, facciamo una ricerca dei non letti. Eccolo. E dov’era prima?!? Mah… leggiamolo. Ok, il solito Herbal Viagra. Bene. Ma se glie lo compro, dopo smetteranno di tempestarmi di messaggi?
All’uscita dalla funzione messaggi, continua ad essere attivato il segnale di nuovi messaggi. Mah… un altro?
Ri-entrando nell’applicazione, il segnale di nuovi messaggi si disattiva. Che merda! Ma è possibile che devo scancherare come un coglione per 2 ore per fare una roba che con i cellulari da povero in bianco e nero avrei fatto più in fretta e meglio?!?!
L’unica nota positiva è il design. Il reparto tecnico ha dato il massimo sulla forma. Secondo me è stato un impulso egoistico: volevano una forma arrotondata, senza spigoli o parti appuntite, perché temevano prima o poi di incontrare un cliente che gli avrebbe infilato il loro bel telefono del cazzo su per un qualche sfintere.
Per il resto è inutilizzabile. Mi sta facendo rimpiangere la rubrica di carta. Per quel che riguarda gli SMS, ho già risolto: li scrivo su un foglio di carta, e poi li piego e arrotolo sul Blackberry. Poi scaglio il telefono nella direzione della finestra dell'abitazione della persona a cui sono indirizzati. Mi rispondono tutti più velocemente del solito: 'sto telefono del cazzo non lo vuole proprio nessuno!

09 aprile 2010

Donne al volante 2.0

SUV per trasporto bimbi a scuola
Buongiorno Signora Balottelli Pagani Boffa, la sua auto è arrivata. E’ qui in concessionaria. La aspettiamo oggi pomeriggio per la consegna.
Oh, meno male. La attendevo con ansia! Sa, percorro quasi duemila kilometri all’anno, e qui in città avevo proprio bisogno di un’automobile più sicura. Mi capisce vero?
Certo, ha ragione. In città la velocità media di crociera è molto bassa, ma se un giorno il traffico si dissolvesse magicamente, lei sarebbe già pronta. Complimenti per la sua lungimiranza.
Grazie grazie… a proposito di lungimiranza, dice che ho fatto bene a prenderla diesel?
Sinceramente percorrendo 2000 kilometri all’anno, poteva prenderla anche a Don Perignon del 1967. Comunque il diesel è stato una ottima scelta. Ho capito che lei è una donna attenta negli acquisti quando mi ha chiesto il motore 5000cc biturbo da 400 cavalli, assolutamente necessario per portare il figlio a scuola, ma comunque diesel. Lei ama il risparmio. Brava. Vorrei anche io una moglie così oculata.
Sarà abbastanza potente?
Credo che sia perfetta per le sue esigenze! Ricordo distintamente il giro di prova che abbiamo fatto insieme. Non potrò mai dimenticarlo: non avevo mai visto in autostrada i moscerini sbattere sul vetro, rialzarsi intontiti e volare via. Una cosa simile la potrà fare anche con questa macchina, non si preoccupi.
Grazie per le rassicurazioni e i consigli, vengo a ritirarla subito. A dopo.
A dopo.

Poco dopo sul piazzale della concessionaria parcheggia un SUV enorme, con rostri alle ruote e missili terra aria sul tetto. Dal mezzo scendono due donne. Sganciano dal seggiolino i figli, estraggono dal cofano due passeggini e muovono verso l’ingresso.
Il venditore le accoglie calorosamente
Signora Balottelli Pagani Boffa, buon pomeriggio. Che rapidità.
Buon pomeriggio. Sì, con la guida della mia amica, la Pucci, abbiamo fatto infrettissima. Siamo proprio due pazze noi hahahah
Ecco qui la macchina. Se ha un minuto le spiego le varie funzioni…
Mah… per chi mi ha preso? Cosa insinua? So guidare!
Le volevo solo illustrare brevemente il cambio automatico
Beh… funzionerà automaticamente! Con quel che l’ho pagato…
Certo, è molto intuitivo. Ha ragione. Il mio è stato un eccesso di zelo. Si accomodi a bordo e buon viaggio.

La donna si abbarbica sull’altissimo sedile del suo nuovo e potente mezzo.
Chiude la portiera e osserva il cruscotto con lo sguardo sconcertato di una persona che scopre di avere un buco del culo in fronte.
Finge indifferenza e cerca un comando amico per l’accensione. Un enorme pulsante START che lampeggia sembra un buon indizio. Lo preme. Funziona.
Ora viene la parte difficile. Sta levetta del cambio, ‘sti pochi pedali sotto, ‘ste palette sul volante… se è automatico basterà accelerare.

Accelerare di più

Più a fondo

Attorno alla macchina si addensano uomini in camicia bianca e cravatta, con grandi occhiali dalle montature di bachelite.
Una voce amplificata gracchiante inizia un test go/no go.
Start automatic ground launch sequencer
GO
Retract orbiter access arm
GO
Start auxiliary power units
GO
Arm solid rocket booster
GO
Start orbiter aerosurface profile test
GO
Retract gaseous oxygen vent arm
GO
Crew members close and lock
GO
Orbiter transfers from ground to internal power
GO
Main engine start
GO

Parte un conto alla rovescia mentre alcuni operai approntano più rapidamente possibile la rampa di lancio.
L’automobile è avvolta nel fumo. Nella nebbia il venditore si agita invano gridando IL FRENO A MANO.
All’improvviso un boato. Il cofano si apre.
Dal cofano esce tremolante il motore. Ha una faccia furiosa. Qualcuno deve pagare. Racimola i vari tubi e cavi che lo connettono all’automobile e scavalca la carrozzeria.
A passi pesanti si avvicina alla portiera.
Bussa al vetro.
La signora, vagamente intimorita apre solo un piccolo spiraglio.
Con gli occhi iniettati di sangue, ma con voce calma, il motore le rivolge la parola.
Vuoi togliere quel cazzo di piede dall’acceleratore, per piacere?
La signora alza timidamente il piede.
Scendi.
La signora è titubante. Si guarda attorno cercando supporto. Un aiuto. Poi si rassegna. Apre la portiera.
Guardando verso il basso scende dalla macchina.
Dammi le chiavi. Dammi le chiavi e vai a casa, tu e tutte quelle come te, mi avete rotto il cazzo. Finitela.