Tappeti volanti non identificati
Posso rassicurare tutti con certezza: in Iran non è in corso nessuna attività per lo sviluppo di una bomba atomica. E’ impossibile. Non ne hanno il tempo: il traffico selvaggio li tiene intrappolati nelle loro automobili troppo a lungo.
Me li immagino, la sera, quando rincasano stanchi.
- Ciao caro, come è andata oggi nel traffico? Sei arrivato da qualche parte?
- Oggi non è andata malaccio: sono riuscito ad arrivare al grosso incrocio in fondo alla via. Ho lasciato la macchina là e sono tornato in taxi. Domani mattina mi sveglio presto, e vedo se riesco a guadagnare qualche centimetro.
- Caro, e con l’arricchimento dell’uranio? Che facciamo?
- No… per piacere… non stasera. Sono a pezzi! Se proprio arrivassero gli infedeli, gli scagliamo contro l’uranio così com’è, con le mani, a mo di intifada. Cazzo di bomba atomica… bell’impegno di merda che ci siamo presi! Ma non possiamo comprarne una già fatta?
- Ci sono le sanzioni!
- Ah, già… boh, si è fatto tardi. Vado verso l’incrocio a vedere cosa riesco a fare. A domani.
- Ciao
- Ciao
Non pensare che stia esagerando: il traffico di Tehran è veramente allucinante. Selvaggio nel vero senso della parola. Non ha regole. Nel breve tragitto che copro quotidianamente in taxi (per la cronaca si tratta di quattro o cinque kilometri che, se va tutto bene, copro in una mezz’oretta) è normale vedere automobili che si toccano, motociclisti che bussano sulle auto per evitare di essere stritolati, inversioni a U che bloccano il traffico, auto contromano ovunque (compreso in autostrada), incroci presi d’assalto da tutti contemporaneamente, e risolti in un balletto più o meno sinergico di manovre. I pedoni sono carne da macello: si tuffano sulla strada in gruppo e corrono schivando le macchine. Poiché nel centro cittadino di Tehran ci sono alcune autostrade, è normale assistere a queste corse disperate di pedoni anche su strade a 6 o 8 corsie intasate di auto che procedono a velocità sostenuta. Vedendo certe scene si capiscono le attitudini dei kamikaze islamici: farsi esplodere è sicuramente meno pericoloso che attraversare quotidianamente le strade di Tehran.
- Ciao mamma, vado a farmi esplodere.
- Va bene. Mi raccomando, stai attento quando attraversi le strade. Non farmi preoccupare!
I primi giorni pensavo che sulle strade di Tehran si condensasse l’espressione massima possibile del caos. Ma vuoi sapere una cosa strana? Dopo un paio di settimane mi ci sono abituato, ed ho iniziato a guardare il fenomeno con un occhio diverso. Sotto un'altra chiave di lettura.
In occidente un traffico simile è caos. Qui no. Perché qui la gente ha una attitudine diversa. I singoli automobilisti qui non sono convinti di essere i soli paladini del bene contro il mondo intero. Qui si sentono tutti uniti. Non si incazzano. Quando in un vicolo strettissimo a senso unico si incontrano due auto che procedono in senso opposto, nessuno dei due si incazza o chiede scusa. Gli automobilisti si fanno un cenno di intesa. Talvolta sorridono. Si capiscono. Percepiscono di essere due atomi dello stesso caos. Si ingegnano e trovano modo di risolvere il problema. E poi si prosegue oltre come se niente fosse, perché questa è la normalità qui.
Il traffico di Tehran non è caos. Il caos è un concetto individualistico. Nel momento in cui tutti sono parte del caos, il caos sparisce e diventa ordine. Un armonioso ordine improvvisato.
Me li immagino, la sera, quando rincasano stanchi.
- Ciao caro, come è andata oggi nel traffico? Sei arrivato da qualche parte?
- Oggi non è andata malaccio: sono riuscito ad arrivare al grosso incrocio in fondo alla via. Ho lasciato la macchina là e sono tornato in taxi. Domani mattina mi sveglio presto, e vedo se riesco a guadagnare qualche centimetro.
- Caro, e con l’arricchimento dell’uranio? Che facciamo?
- No… per piacere… non stasera. Sono a pezzi! Se proprio arrivassero gli infedeli, gli scagliamo contro l’uranio così com’è, con le mani, a mo di intifada. Cazzo di bomba atomica… bell’impegno di merda che ci siamo presi! Ma non possiamo comprarne una già fatta?
- Ci sono le sanzioni!
- Ah, già… boh, si è fatto tardi. Vado verso l’incrocio a vedere cosa riesco a fare. A domani.
- Ciao
- Ciao
Non pensare che stia esagerando: il traffico di Tehran è veramente allucinante. Selvaggio nel vero senso della parola. Non ha regole. Nel breve tragitto che copro quotidianamente in taxi (per la cronaca si tratta di quattro o cinque kilometri che, se va tutto bene, copro in una mezz’oretta) è normale vedere automobili che si toccano, motociclisti che bussano sulle auto per evitare di essere stritolati, inversioni a U che bloccano il traffico, auto contromano ovunque (compreso in autostrada), incroci presi d’assalto da tutti contemporaneamente, e risolti in un balletto più o meno sinergico di manovre. I pedoni sono carne da macello: si tuffano sulla strada in gruppo e corrono schivando le macchine. Poiché nel centro cittadino di Tehran ci sono alcune autostrade, è normale assistere a queste corse disperate di pedoni anche su strade a 6 o 8 corsie intasate di auto che procedono a velocità sostenuta. Vedendo certe scene si capiscono le attitudini dei kamikaze islamici: farsi esplodere è sicuramente meno pericoloso che attraversare quotidianamente le strade di Tehran.
- Ciao mamma, vado a farmi esplodere.
- Va bene. Mi raccomando, stai attento quando attraversi le strade. Non farmi preoccupare!
I primi giorni pensavo che sulle strade di Tehran si condensasse l’espressione massima possibile del caos. Ma vuoi sapere una cosa strana? Dopo un paio di settimane mi ci sono abituato, ed ho iniziato a guardare il fenomeno con un occhio diverso. Sotto un'altra chiave di lettura.
In occidente un traffico simile è caos. Qui no. Perché qui la gente ha una attitudine diversa. I singoli automobilisti qui non sono convinti di essere i soli paladini del bene contro il mondo intero. Qui si sentono tutti uniti. Non si incazzano. Quando in un vicolo strettissimo a senso unico si incontrano due auto che procedono in senso opposto, nessuno dei due si incazza o chiede scusa. Gli automobilisti si fanno un cenno di intesa. Talvolta sorridono. Si capiscono. Percepiscono di essere due atomi dello stesso caos. Si ingegnano e trovano modo di risolvere il problema. E poi si prosegue oltre come se niente fosse, perché questa è la normalità qui.
Il traffico di Tehran non è caos. Il caos è un concetto individualistico. Nel momento in cui tutti sono parte del caos, il caos sparisce e diventa ordine. Un armonioso ordine improvvisato.
2 Comments:
Le ultime tre righe sono illuminanti.
Ci fo' su una maglietta.
Salutami Mahmud
Il Pupazzo
By Anonimo, at 10:21 AM
Non so mai stato a Tehran ma ti assicuro che ad Istanbul è molto simile
By Caña Team, at 4:30 PM
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