Adorata ignoranza
A Tehran non ci sono pub. Non ci sono bar. Non ci sono cinema. Non ci sono circoli. La musica è proibita. Trombare è vietato. Tehran è l’espressione suprema della città in cui rompersi i coglioni di domenica… anzi, di venerdì, perché in Iran il giorno festivo è il venerdì. La domenica è un giorno lavorativo qualunque.
Nemmeno in albergo c’è un minimo di vita… c’è una tale solitudine che mi aspetto da un momento all’altro di vedere correre nella mia camera spazzata dall’aria condizionata uno di quei cespugli rotolanti che si vedono nei film western. Macché. Nulla proprio. Cazzo, quando sei abbandonato anche dal cespuglio rotolante dei film western, sei proprio alla frutta!
Talmente alla frutta che ieri pomeriggio, mentre cercavo di costruirmi con mezzi di fortuna un cespuglio rotolante posticcio per alleviare la solitudine, mi squilla il telefono. Chi è?! Pronto cespuglio, sei tu?!?
No. Era l’attaché culturale dell’ambasciata dell’Olanda a Tehran. Un mezzo conoscente: un tipo che ho incontrato un paio di mesi fa. Mi invita a teatro.
Pronti! Non gli ho neanche dato tempo di finire i convenevoli che ero già pronto e pettinato.
Luogo dell’appuntamento? L’Università di Tehran. Boh.
Il quartiere universitario di venerdì è una specie di deserto nel deserto: non c’è davvero nessuno. Perfino la polvere è senza acari, perché gli acari mica sono stronzi, quelli il venerdì se ne vanno da qualche altra parte!
Compare l’attaché. Meno male: pensavo di aver spagliato posto. Ci dirigiamo insieme verso una mastodontica cancellata chiusa. Alcuni ragazzi vengono ad aprirci. La rappresentazione si sarebbe tenuta dentro l’Università. Ah, sì… dovevo immaginarmelo: nella Disneyland dei cagacazzo anche il teatro è proibito.
All’ingresso veniamo forniti di sgabelli da campeggio pieghevoli e di un breve riassunto in inglese dell’opera. Icarus. Una performance sulla ricerca della libertà.
La rappresentazione non si svolge su un palco, ma in un grosso magazzino nero e buio. Qua e là ci sono pezzi di scenografie e luci ad occhio di bue che illuminano l’area in cui ha luogo la scena. Gli spettatori (per la cronaca una trentina) si muovono liberamente nello stanzone, e posizionano la seggiola dove meglio credono.
Un’ora e mezza di spettacolo. Tutto recitato in farsi. Un'esperienza estremamente suggestiva e densa di emozioni. Indimenticabile, anche se non ci ho capito un cazzo. Praticamente come quando sono in Italia, ma qui ho la scusante di non conoscere la lingua. Ignorante giustificato. Ah… che posizione privilegiata. Mi sono divertito tantissimo.
Nemmeno in albergo c’è un minimo di vita… c’è una tale solitudine che mi aspetto da un momento all’altro di vedere correre nella mia camera spazzata dall’aria condizionata uno di quei cespugli rotolanti che si vedono nei film western. Macché. Nulla proprio. Cazzo, quando sei abbandonato anche dal cespuglio rotolante dei film western, sei proprio alla frutta!
Talmente alla frutta che ieri pomeriggio, mentre cercavo di costruirmi con mezzi di fortuna un cespuglio rotolante posticcio per alleviare la solitudine, mi squilla il telefono. Chi è?! Pronto cespuglio, sei tu?!?
No. Era l’attaché culturale dell’ambasciata dell’Olanda a Tehran. Un mezzo conoscente: un tipo che ho incontrato un paio di mesi fa. Mi invita a teatro.
Pronti! Non gli ho neanche dato tempo di finire i convenevoli che ero già pronto e pettinato.
Luogo dell’appuntamento? L’Università di Tehran. Boh.
Il quartiere universitario di venerdì è una specie di deserto nel deserto: non c’è davvero nessuno. Perfino la polvere è senza acari, perché gli acari mica sono stronzi, quelli il venerdì se ne vanno da qualche altra parte!
Compare l’attaché. Meno male: pensavo di aver spagliato posto. Ci dirigiamo insieme verso una mastodontica cancellata chiusa. Alcuni ragazzi vengono ad aprirci. La rappresentazione si sarebbe tenuta dentro l’Università. Ah, sì… dovevo immaginarmelo: nella Disneyland dei cagacazzo anche il teatro è proibito.
All’ingresso veniamo forniti di sgabelli da campeggio pieghevoli e di un breve riassunto in inglese dell’opera. Icarus. Una performance sulla ricerca della libertà.
La rappresentazione non si svolge su un palco, ma in un grosso magazzino nero e buio. Qua e là ci sono pezzi di scenografie e luci ad occhio di bue che illuminano l’area in cui ha luogo la scena. Gli spettatori (per la cronaca una trentina) si muovono liberamente nello stanzone, e posizionano la seggiola dove meglio credono.
Un’ora e mezza di spettacolo. Tutto recitato in farsi. Un'esperienza estremamente suggestiva e densa di emozioni. Indimenticabile, anche se non ci ho capito un cazzo. Praticamente come quando sono in Italia, ma qui ho la scusante di non conoscere la lingua. Ignorante giustificato. Ah… che posizione privilegiata. Mi sono divertito tantissimo.
1 Comments:
Roby quando torni???
Così ci divertiamo come si deveeee!!!!! XD
By Anonimo, at 5:01 PM
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