Il misterioso legame tra scelte e destino
Quinta elementare. La prima scelta sul futuro che ricordi: alle medie preferisci frequentare la sezione di inglese o di francese?
Che questione del cazzo: cosa vuoi che importi ad un bambino di 10 anni di certe cose? Su che criterio basarsi?
Forse l'inglese è più utile: se un giorno per le strade di Hazzard incontrerò Boe e Duke almeno potrò avvisarli dei loschi piani di Boss Hog! Chissà, magari per ringraziarmi mi faranno guidare la loro macchina, o magari Daisy mi darà un bacio. Sì, vada per l'inglese!
Dopo un'estate serena, tre anni di scuola media in cui i professori di inglese costantemente mi ricordavano che con la mia erre moscia sarei stato un perfetto studente di francese. Per la cronaca, a dispetto di quanto avessi immaginato, di Boe, Duke e Daisy nessuna traccia. Che delusione. Un velo di saudade brasilera ha coronato la fine della mia infanzia.
Ad ogni modo con la fine delle medie, è già tempo di scegliere di nuovo: cosa vuoi fare dopo?
Non ho ancora superato il trauma della prima scelta, che già se ne prospetta un'altra. Su che criterio converrà basarsi?
Geometra? Ragioniere? Perito? Liceo? Le opzioni questa volta sono maggiori, e di conseguenza cresce la probabilità di fare la scelta sbagliata. Fortunatamente a quell'età avevo già le idee abbastanza chiare: mi sarebbe piaciuto fare lo scenziato o il papa. In entrambi in casi il liceo era una buona scelta.
Il ricordo più vivo che ho di quell'epoca è senza dubbio la diaspora dei compagni di scuola: amici che andavano in istituti diversi, in altre città, che seguivano percorsi differenti. Continuavamo a tenerci in contatto, ma tra di noi serpeggiava una competizione mal celata. In fondo credo che nessuno di noi fosse convinto della propria scelta, e pertanto il reciproco confronto era l'unico mezzo per valutare l'operato personale. Trovare un difetto agli altri, significava implicitamente confermare la bontà della propria opzione.
Che sfigati quelli che hanno optato per l'istituto tecnico professionale: limano ferro tutto il giorno. Bella merda.
Che sfigati quelli che hanno optato per l'istituto tecnico commerciale: fanno conti tutto il giorno. Bella merda.
Che sfigati quelli che hanno optato per il liceo scientifico: studiano cose inutili, compresa una lingua morta. Bella merda.
Che sfigati quelli che hanno optato per il liceo classico: studiano cose inutili, comprese due lingue morte. Bella merda.
...porca miseria, avevamo ragione: a quell'epoca i percorsi scolastici erano tutti sfigati dalle mie parti!
Su una cosa però ci trovamamo concordi: il paria dei paria, lo sfigato degli sfigati era un nostro compagno di scuola (per la cronaca un certo Michele) che aveva scelto un corso per segretarie d'azienda. Che roba da femmina! Hihihi.
Ed in effetti era l'unico ragazzo.
Un harem grande come un'istituto. Negli anni seguenti lo abbiamo costantemente invidiato. Mentre io ancora aspettavo un bacio da Daisy Duke, lui conosceva e frequentava tutte le ragazze più belle. Lui acclamato e desiderato. Io un cazzo. Puttana eva com'è importante fare la scelta giusta!
Cinque anni dopo, la possibilità di riscatto: che fare dopo il diploma?
Incredibile: passano gli anni ma il problema si presenta analogo a sempre. Scegliere tra le varie alternative non è banale. Ne va del mio destino, e non ho elementi sufficienti per essere sicuro. Che fare? Fortunatamente nei cinque anni passati al liceo ho capito una cosa: la carriera di papa non mi si addice. Farò lo scienziato. Mi iscrivo a ingegneria, segretamente desideroso di riscatto: quando sarò ingegnere assumerò la segretaria più bella!
A ridosso di questa scelta, ecco l'immancabile seconda sessione di competizione mal celata: siamo tutti maggiorenni, eppure la storia si ripete uguale a quando avevamo 14 anni.
Che sfigati quelli che hanno optato per giurisprudenza: devono studiare tutto a memoria. Bella merda.
Che sfigati quelli che hanno optato per economia: matematica dei soldi degli altri. Bella merda.
Che sfigati quelli che hanno optato per lettere: condannati al precariato. Bella merda.
Che sfigati quelli che hanno optato per ingegneria: sono un branco di alienati. Bella merda.
Su una cosa però ci trovamamo concordi: il paria dei paria, lo sfigato degli sfigati tanto per cambiare era Michele, che aveva scelto psicologia. Che laurea da femmina! Hihihi.
Pleonastico aggiungere che per la seconda volta era l'unico ragazzo di tutto il corso.
Secondo harem per lui. Altri cinque anni di invidia per noi, curvi sui libri in attesa di riscatto.
Dopo la laurea l'incontro/scontro con la realtà: a prescindere dalle scelte fatte, a dispetto dei pronostici e dei calcoli fatti da ognuno, eccoci tutti a braccetto sull'allegra barca dei lavoratori precari. La livella del terzo millennio. Niente stipendi miliardari. Niente lauree magiche che modificano il destino. Niente diplomi che cambiano la realtà. Nessuna lingua imparata alle medie ha fatto la differenza. Si riparte. Pazientemente in marcia verso un futuro migliore, più simile a quello immaginato per tanti anni: un bel lavoro, un reddito adeguato a coltivare nuovi vizi, un ufficio prestigioso, e infine la bella segretaria che ho sempre desiderato. Per farmi forza, spesso mi prefiguro la scena: scostare la schiena dalla poltrona di pelle e protendere il braccio verso l'interfono.
Click
Suono di passi che si avvicinano dietro la porta
Toc toc
Avanti!
...Michele?!? Che cazzo ci fai qui? Ma vaffanculo tu e tutte le puttanate che si fanno per cercare di pilotare il destino...
Che questione del cazzo: cosa vuoi che importi ad un bambino di 10 anni di certe cose? Su che criterio basarsi?
Forse l'inglese è più utile: se un giorno per le strade di Hazzard incontrerò Boe e Duke almeno potrò avvisarli dei loschi piani di Boss Hog! Chissà, magari per ringraziarmi mi faranno guidare la loro macchina, o magari Daisy mi darà un bacio. Sì, vada per l'inglese!
Dopo un'estate serena, tre anni di scuola media in cui i professori di inglese costantemente mi ricordavano che con la mia erre moscia sarei stato un perfetto studente di francese. Per la cronaca, a dispetto di quanto avessi immaginato, di Boe, Duke e Daisy nessuna traccia. Che delusione. Un velo di saudade brasilera ha coronato la fine della mia infanzia.
Ad ogni modo con la fine delle medie, è già tempo di scegliere di nuovo: cosa vuoi fare dopo?
Non ho ancora superato il trauma della prima scelta, che già se ne prospetta un'altra. Su che criterio converrà basarsi?
Geometra? Ragioniere? Perito? Liceo? Le opzioni questa volta sono maggiori, e di conseguenza cresce la probabilità di fare la scelta sbagliata. Fortunatamente a quell'età avevo già le idee abbastanza chiare: mi sarebbe piaciuto fare lo scenziato o il papa. In entrambi in casi il liceo era una buona scelta.
Il ricordo più vivo che ho di quell'epoca è senza dubbio la diaspora dei compagni di scuola: amici che andavano in istituti diversi, in altre città, che seguivano percorsi differenti. Continuavamo a tenerci in contatto, ma tra di noi serpeggiava una competizione mal celata. In fondo credo che nessuno di noi fosse convinto della propria scelta, e pertanto il reciproco confronto era l'unico mezzo per valutare l'operato personale. Trovare un difetto agli altri, significava implicitamente confermare la bontà della propria opzione.
Che sfigati quelli che hanno optato per l'istituto tecnico professionale: limano ferro tutto il giorno. Bella merda.
Che sfigati quelli che hanno optato per l'istituto tecnico commerciale: fanno conti tutto il giorno. Bella merda.
Che sfigati quelli che hanno optato per il liceo scientifico: studiano cose inutili, compresa una lingua morta. Bella merda.
Che sfigati quelli che hanno optato per il liceo classico: studiano cose inutili, comprese due lingue morte. Bella merda.
...porca miseria, avevamo ragione: a quell'epoca i percorsi scolastici erano tutti sfigati dalle mie parti!
Su una cosa però ci trovamamo concordi: il paria dei paria, lo sfigato degli sfigati era un nostro compagno di scuola (per la cronaca un certo Michele) che aveva scelto un corso per segretarie d'azienda. Che roba da femmina! Hihihi.
Ed in effetti era l'unico ragazzo.
Un harem grande come un'istituto. Negli anni seguenti lo abbiamo costantemente invidiato. Mentre io ancora aspettavo un bacio da Daisy Duke, lui conosceva e frequentava tutte le ragazze più belle. Lui acclamato e desiderato. Io un cazzo. Puttana eva com'è importante fare la scelta giusta!
Cinque anni dopo, la possibilità di riscatto: che fare dopo il diploma?
Incredibile: passano gli anni ma il problema si presenta analogo a sempre. Scegliere tra le varie alternative non è banale. Ne va del mio destino, e non ho elementi sufficienti per essere sicuro. Che fare? Fortunatamente nei cinque anni passati al liceo ho capito una cosa: la carriera di papa non mi si addice. Farò lo scienziato. Mi iscrivo a ingegneria, segretamente desideroso di riscatto: quando sarò ingegnere assumerò la segretaria più bella!
A ridosso di questa scelta, ecco l'immancabile seconda sessione di competizione mal celata: siamo tutti maggiorenni, eppure la storia si ripete uguale a quando avevamo 14 anni.
Che sfigati quelli che hanno optato per giurisprudenza: devono studiare tutto a memoria. Bella merda.
Che sfigati quelli che hanno optato per economia: matematica dei soldi degli altri. Bella merda.
Che sfigati quelli che hanno optato per lettere: condannati al precariato. Bella merda.
Che sfigati quelli che hanno optato per ingegneria: sono un branco di alienati. Bella merda.
Su una cosa però ci trovamamo concordi: il paria dei paria, lo sfigato degli sfigati tanto per cambiare era Michele, che aveva scelto psicologia. Che laurea da femmina! Hihihi.
Pleonastico aggiungere che per la seconda volta era l'unico ragazzo di tutto il corso.
Secondo harem per lui. Altri cinque anni di invidia per noi, curvi sui libri in attesa di riscatto.
Dopo la laurea l'incontro/scontro con la realtà: a prescindere dalle scelte fatte, a dispetto dei pronostici e dei calcoli fatti da ognuno, eccoci tutti a braccetto sull'allegra barca dei lavoratori precari. La livella del terzo millennio. Niente stipendi miliardari. Niente lauree magiche che modificano il destino. Niente diplomi che cambiano la realtà. Nessuna lingua imparata alle medie ha fatto la differenza. Si riparte. Pazientemente in marcia verso un futuro migliore, più simile a quello immaginato per tanti anni: un bel lavoro, un reddito adeguato a coltivare nuovi vizi, un ufficio prestigioso, e infine la bella segretaria che ho sempre desiderato. Per farmi forza, spesso mi prefiguro la scena: scostare la schiena dalla poltrona di pelle e protendere il braccio verso l'interfono.
Click
Suono di passi che si avvicinano dietro la porta
Toc toc
Avanti!
...Michele?!? Che cazzo ci fai qui? Ma vaffanculo tu e tutte le puttanate che si fanno per cercare di pilotare il destino...
6 Comments:
Ma non erano Bo e Luke? :O
vuoi dirmi che in terronia ho sempre visto la versione peracottara?
By Maramao, at 11:07 PM
Sì, forse hai ragione... Se la camicetta di Daisy avesse avuto due bottoni in più, oggi saprei come si scrivono i nomi dei suoi fratelli. O magari parlerei francese...
By Roberto, at 11:37 PM
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
By Paolo68123, at 10:59 AM
Si, Bo e Luke, Duke era il cognome :)
By Paolo68123, at 10:59 AM
Bravo cisternae chiunque tu sia! perchè io non ti conosco, non ti ho mai visto, e chissà se ti vedrò mai...
By santrino, at 10:36 PM
bravo bravo bravo cisternae!!
By santrino, at 10:38 PM
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