La woodstock dei rutti
Ruttstock esiste. L'ho vista con i miei occhi. Quando sono partito con i miei amici alla volta dell'evento non ne immaginavo la portata. Per amor di cronaca, ecco alcune note sulla serata.
L'adunanza
Martedì 19, ore 19:30. Fieri e sprezzanti, io e i miei amici ci riuniamo. Organizziamo le auto e partiamo. Direzione? Boh. Sappiamo di dover andare a Reggiolo (RE), ma nessuno di noi sa esattamente la strada. Alcuni improvvisano aneddoti a riguardo, roba del tipo "sì, io una volta ci sono andato... non ricordo la strada, ma se la vedo la riconosco", oppure "una volta avevo una ragazza che abitava lungo una strada in cui mi sembra di aver visto la segnaletica per Reggiolo". Grande entusiasmo ma mezzi oggettivamente limitati. Facendo affidamento sull'istinto e sulla memoria collettiva muoviamo in direzione Carpi.
Il presagio
Lungo la strada la carovana si divide: alcuni seguono l'istinto della prima auto, altri seguono una prima auto sbagliata. Morale: dopo 15 km il caos è già a livelli di guardia. Non sappiamo né dove siamo, né chi c'è. Giro di telefonate e poi una tattica raffinata e ampiamente provata in allenamento: si procede a cazzo, con il solo fine di trovare Reggiolo. Ci si incontrerà là. Facile e lineare: prima avevamo due problemi (trovarci e trovare Reggiolo), ora ne abbiamo uno solo (arrivare a Reggiolo).
L'arrivo
Non so come, ma arriviamo a destinazione. Di fronte a noi una distesa grandissima e articolata su più attività: un imprecisato numero di aree di ristoro a tema (birra, pizza, grigliata, gnocco fritto, panini...), l'area bivacco con tavoli e zone coperte, una serie di cessi chimici, ed infine l'immancabile area freak-shopping, con le solite magliette, gli incensi, e tutti gli altri utilissimi oggetti che possono essere racchiusi nella felice espressione piemontese di ciapa-puer ("acchiappa-polvere", o "dust-buster" per gli anglofili).
Dove saranno i nostri colleghi? Boh. Massì, chi se ne frega: ci beviamo una birra, parliamo male di loro, e sicuramente a quel punto compariranno alle nostre spalle. Detto fatto. Si organizza una bella tavolata imbandita di porcherie. Ci tengo a precisare il senso letterale dell' affermazione: in provincia di Reggio Emilia il porco è infatti sovrano in tutte le sue espressioni. Prosciutto, ciccioli, salame, costine, braciole... qui il porco è cosa buona e giusta. Credo che da queste parti bestemmiare usando la parola porco non funzioni. Qui vige solo l'accezione positiva del termine.
Ad ogni modo si mangia felici in attesa dello spettacolo.
Il palco
Al calare del buio, si muove tutti in direzione univoca: l'area leggermente defilata in cui avrà luogo la gara di rutti. Seguiamo la folla chiedendoci se sarà possibile partecipare in qualche modo o iscriversi alla competizione. Giunto a destinazione inizio a dubitare dei miei mezzi: questa deve essere una gara seria. Mi trovo in un prato enorme, affollato di gente, cosparso di piccoli punti di ristoro, e sovrastato da un palco degno dei Pink Floyd. Enorme, sontuoso, ricco. Minchia, ci sono perfino due maxischermi per chi è troppo distante. Sono senza parole. Emozionato.
L'evento
All'arrivo dei concorrenti la mia autostima scende a livelli infimi: di fronte ai loro rutti di presentazione mi sono sentito come un ragazzino che gioca a pallone nel cortile della parrocchia nel momento in cui vede il Brasile che gioca i mondiali di calcio. Semplicemente una caratura inarrivabile per me. Questi gladiatori del terzo millennio si sfidano in una serie di discipline radicalmente diverse, che per la cronaca sono: rutto di potenza (misurato e certificato con un fonometro), rutto in lungo (dove Rutt Mistirio totalizza un agghiacciante rutto di UN MINUTO E QUINDICI SECONDI), rutto parlato (in cui la frase deve essere formata da un singolo rutto, senza prendere fiato) ed infine lo splendido rutto libero, in cui non vi sono limiti alla creatività dell'artista-atleta-eroe-beniamino. Tra i partecipanti peraltro vi è anche una rappresentante del gentil sesso. Una bella ragazza di Trento. Alta, bruna, slanciata, garbatamente elegante (un sapiente filo di trucco, top e gonna neri, scarpe decoltè con tacco alto ma senza esagerare). Una bambolina. Una bambolina sonora.
Durante la serata, dal pubblico di quando in quando si sollevano performances degne di nota: boati che si sentono da una parte all'altra della platea senza bisogno di amplificazione. E poi applausi di approvazione, fischi, urli... una gara nella gara.
Epilogo
Non mi dilungo oltre. Non sono in grado di rendere la meritata giustizia all'evento. Posso solo segnalarne l'esistenza per suggerirti un pop-tour a cinque stelle. A tal proposito riporto qui sotto il sito ufficiale della manifestazione:
www.ruttosound.com
Su questo sito è possibile ammirare i momenti clou della competizione (non perderteli!), e soprattutto raccogliere tutte le informazioni necessarie per raggiungermi alla prossima edizione di Ruttosound, aka Ruttstock.
L'adunanza
Martedì 19, ore 19:30. Fieri e sprezzanti, io e i miei amici ci riuniamo. Organizziamo le auto e partiamo. Direzione? Boh. Sappiamo di dover andare a Reggiolo (RE), ma nessuno di noi sa esattamente la strada. Alcuni improvvisano aneddoti a riguardo, roba del tipo "sì, io una volta ci sono andato... non ricordo la strada, ma se la vedo la riconosco", oppure "una volta avevo una ragazza che abitava lungo una strada in cui mi sembra di aver visto la segnaletica per Reggiolo". Grande entusiasmo ma mezzi oggettivamente limitati. Facendo affidamento sull'istinto e sulla memoria collettiva muoviamo in direzione Carpi.
Il presagio
Lungo la strada la carovana si divide: alcuni seguono l'istinto della prima auto, altri seguono una prima auto sbagliata. Morale: dopo 15 km il caos è già a livelli di guardia. Non sappiamo né dove siamo, né chi c'è. Giro di telefonate e poi una tattica raffinata e ampiamente provata in allenamento: si procede a cazzo, con il solo fine di trovare Reggiolo. Ci si incontrerà là. Facile e lineare: prima avevamo due problemi (trovarci e trovare Reggiolo), ora ne abbiamo uno solo (arrivare a Reggiolo).
L'arrivo
Non so come, ma arriviamo a destinazione. Di fronte a noi una distesa grandissima e articolata su più attività: un imprecisato numero di aree di ristoro a tema (birra, pizza, grigliata, gnocco fritto, panini...), l'area bivacco con tavoli e zone coperte, una serie di cessi chimici, ed infine l'immancabile area freak-shopping, con le solite magliette, gli incensi, e tutti gli altri utilissimi oggetti che possono essere racchiusi nella felice espressione piemontese di ciapa-puer ("acchiappa-polvere", o "dust-buster" per gli anglofili).
Dove saranno i nostri colleghi? Boh. Massì, chi se ne frega: ci beviamo una birra, parliamo male di loro, e sicuramente a quel punto compariranno alle nostre spalle. Detto fatto. Si organizza una bella tavolata imbandita di porcherie. Ci tengo a precisare il senso letterale dell' affermazione: in provincia di Reggio Emilia il porco è infatti sovrano in tutte le sue espressioni. Prosciutto, ciccioli, salame, costine, braciole... qui il porco è cosa buona e giusta. Credo che da queste parti bestemmiare usando la parola porco non funzioni. Qui vige solo l'accezione positiva del termine.
Ad ogni modo si mangia felici in attesa dello spettacolo.
Il palco
Al calare del buio, si muove tutti in direzione univoca: l'area leggermente defilata in cui avrà luogo la gara di rutti. Seguiamo la folla chiedendoci se sarà possibile partecipare in qualche modo o iscriversi alla competizione. Giunto a destinazione inizio a dubitare dei miei mezzi: questa deve essere una gara seria. Mi trovo in un prato enorme, affollato di gente, cosparso di piccoli punti di ristoro, e sovrastato da un palco degno dei Pink Floyd. Enorme, sontuoso, ricco. Minchia, ci sono perfino due maxischermi per chi è troppo distante. Sono senza parole. Emozionato.
L'evento
All'arrivo dei concorrenti la mia autostima scende a livelli infimi: di fronte ai loro rutti di presentazione mi sono sentito come un ragazzino che gioca a pallone nel cortile della parrocchia nel momento in cui vede il Brasile che gioca i mondiali di calcio. Semplicemente una caratura inarrivabile per me. Questi gladiatori del terzo millennio si sfidano in una serie di discipline radicalmente diverse, che per la cronaca sono: rutto di potenza (misurato e certificato con un fonometro), rutto in lungo (dove Rutt Mistirio totalizza un agghiacciante rutto di UN MINUTO E QUINDICI SECONDI), rutto parlato (in cui la frase deve essere formata da un singolo rutto, senza prendere fiato) ed infine lo splendido rutto libero, in cui non vi sono limiti alla creatività dell'artista-atleta-eroe-beniamino. Tra i partecipanti peraltro vi è anche una rappresentante del gentil sesso. Una bella ragazza di Trento. Alta, bruna, slanciata, garbatamente elegante (un sapiente filo di trucco, top e gonna neri, scarpe decoltè con tacco alto ma senza esagerare). Una bambolina. Una bambolina sonora.
Durante la serata, dal pubblico di quando in quando si sollevano performances degne di nota: boati che si sentono da una parte all'altra della platea senza bisogno di amplificazione. E poi applausi di approvazione, fischi, urli... una gara nella gara.
Epilogo
Non mi dilungo oltre. Non sono in grado di rendere la meritata giustizia all'evento. Posso solo segnalarne l'esistenza per suggerirti un pop-tour a cinque stelle. A tal proposito riporto qui sotto il sito ufficiale della manifestazione:
www.ruttosound.com
Su questo sito è possibile ammirare i momenti clou della competizione (non perderteli!), e soprattutto raccogliere tutte le informazioni necessarie per raggiungermi alla prossima edizione di Ruttosound, aka Ruttstock.
2 Comments:
Cacchio, la foto del post non è generica... è davvero la foto della manifestazione ! Credvo fosse la foto di un concerto !!!!
ROTFL !!
By Caña Team, at 3:53 PM
avresti dovuto chiedermi la strada: modena-carpi-rolo-reggiolo.
(poison)
By Anonimo, at 5:50 PM
Posta un commento
<< Home