A volte una rotonda è un grido
Qualche anno fa, dalle mie parti la rotatoria era una rarità. Ad Asti ce ne era una tra corso Torino e corso Alfieri. La ricordo ancora distintamente: una piattaforma circolare rialzata non più grande di un metro, circondata da frecce. Era una rotatoria tradizionale con precedenza a destra. Una attrazione locale. Poi il boom economico e la maggiore scolarizzazione hanno aperto la strada alla rivoluzione: negli uffici viabilità ha fatto il suo ingresso il compasso... Un simile investimento non poteva essere ignorato. Il resto è storia: oggi le rotonde sono ovunque. Pare che la citroen, sempre attenta alle esigenze del mercato, abbia in cantiere un prototipo di auto a banana, perfetta per affrontare la viabilità futura. Mi domando come cambieranno i film di hollywood nei prossimi anni: le scene degli inseguimenti, e soprattutto le lunghe discussioni svolte in auto. Il passeggero che chiacchiera amabilmente mentre l'interlocutore alla guida, madido di sudore, si sforza di rispondere e contestualmente affrontare le innumerevoli rotonde. Che scempio! Ma tutte 'ste rotatorie poi saranno davvero tanto utili? Ai posteri l'ardua sentenza. Quel che so per certo è che le rotatorie hanno una funzione alternativa importantissima: la diffusione della wannabe art. Esse sono il luogo principe per accogliere un wannabe capolavoro. Ecco perché sostengo che a volte una rotonda è un grido: essa funge da piedistallo attivo, mostra e diffonde l'opera. Questo concetto è magistralmente espresso dalla pregevole scultura che puoi ammirare nell'immagine: qui l'autore ha esplicitato artisticamente lo sforzo profuso dalla rotonda per sollevarsi dal suo ruolo istituzionale, e per superarlo. La rotonda rivendica la sua dignità di galleria d'arte a cielo aperto. Grida al mondo con orgoglio la sua mansione. Un opera intensa e commovente, fondamentale per non dimenticare mai la REALE funzione delle rotatorie.
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