Cisterna

27 giugno 2007

La woodstock dei rutti

RuttosoundRuttstock esiste. L'ho vista con i miei occhi. Quando sono partito con i miei amici alla volta dell'evento non ne immaginavo la portata. Per amor di cronaca, ecco alcune note sulla serata.
L'adunanza
Martedì 19, ore 19:30. Fieri e sprezzanti, io e i miei amici ci riuniamo. Organizziamo le auto e partiamo. Direzione? Boh. Sappiamo di dover andare a Reggiolo (RE), ma nessuno di noi sa esattamente la strada. Alcuni improvvisano aneddoti a riguardo, roba del tipo "sì, io una volta ci sono andato... non ricordo la strada, ma se la vedo la riconosco", oppure "una volta avevo una ragazza che abitava lungo una strada in cui mi sembra di aver visto la segnaletica per Reggiolo". Grande entusiasmo ma mezzi oggettivamente limitati. Facendo affidamento sull'istinto e sulla memoria collettiva muoviamo in direzione Carpi.
Il presagio
Lungo la strada la carovana si divide: alcuni seguono l'istinto della prima auto, altri seguono una prima auto sbagliata. Morale: dopo 15 km il caos è già a livelli di guardia. Non sappiamo né dove siamo, né chi c'è. Giro di telefonate e poi una tattica raffinata e ampiamente provata in allenamento: si procede a cazzo, con il solo fine di trovare Reggiolo. Ci si incontrerà là. Facile e lineare: prima avevamo due problemi (trovarci e trovare Reggiolo), ora ne abbiamo uno solo (arrivare a Reggiolo).
L'arrivo
Non so come, ma arriviamo a destinazione. Di fronte a noi una distesa grandissima e articolata su più attività: un imprecisato numero di aree di ristoro a tema (birra, pizza, grigliata, gnocco fritto, panini...), l'area bivacco con tavoli e zone coperte, una serie di cessi chimici, ed infine l'immancabile area freak-shopping, con le solite magliette, gli incensi, e tutti gli altri utilissimi oggetti che possono essere racchiusi nella felice espressione piemontese di ciapa-puer ("acchiappa-polvere", o "dust-buster" per gli anglofili).
Dove saranno i nostri colleghi? Boh. Massì, chi se ne frega: ci beviamo una birra, parliamo male di loro, e sicuramente a quel punto compariranno alle nostre spalle. Detto fatto. Si organizza una bella tavolata imbandita di porcherie. Ci tengo a precisare il senso letterale dell' affermazione: in provincia di Reggio Emilia il porco è infatti sovrano in tutte le sue espressioni. Prosciutto, ciccioli, salame, costine, braciole... qui il porco è cosa buona e giusta. Credo che da queste parti bestemmiare usando la parola porco non funzioni. Qui vige solo l'accezione positiva del termine.
Ad ogni modo si mangia felici in attesa dello spettacolo.
Il palco
Al calare del buio, si muove tutti in direzione univoca: l'area leggermente defilata in cui avrà luogo la gara di rutti. Seguiamo la folla chiedendoci se sarà possibile partecipare in qualche modo o iscriversi alla competizione. Giunto a destinazione inizio a dubitare dei miei mezzi: questa deve essere una gara seria. Mi trovo in un prato enorme, affollato di gente, cosparso di piccoli punti di ristoro, e sovrastato da un palco degno dei Pink Floyd. Enorme, sontuoso, ricco. Minchia, ci sono perfino due maxischermi per chi è troppo distante. Sono senza parole. Emozionato.
L'evento
All'arrivo dei concorrenti la mia autostima scende a livelli infimi: di fronte ai loro rutti di presentazione mi sono sentito come un ragazzino che gioca a pallone nel cortile della parrocchia nel momento in cui vede il Brasile che gioca i mondiali di calcio. Semplicemente una caratura inarrivabile per me. Questi gladiatori del terzo millennio si sfidano in una serie di discipline radicalmente diverse, che per la cronaca sono: rutto di potenza (misurato e certificato con un fonometro), rutto in lungo (dove Rutt Mistirio totalizza un agghiacciante rutto di UN MINUTO E QUINDICI SECONDI), rutto parlato (in cui la frase deve essere formata da un singolo rutto, senza prendere fiato) ed infine lo splendido rutto libero, in cui non vi sono limiti alla creatività dell'artista-atleta-eroe-beniamino. Tra i partecipanti peraltro vi è anche una rappresentante del gentil sesso. Una bella ragazza di Trento. Alta, bruna, slanciata, garbatamente elegante (un sapiente filo di trucco, top e gonna neri, scarpe decoltè con tacco alto ma senza esagerare). Una bambolina. Una bambolina sonora.
Durante la serata, dal pubblico di quando in quando si sollevano performances degne di nota: boati che si sentono da una parte all'altra della platea senza bisogno di amplificazione. E poi applausi di approvazione, fischi, urli... una gara nella gara.
Epilogo
Non mi dilungo oltre. Non sono in grado di rendere la meritata giustizia all'evento. Posso solo segnalarne l'esistenza per suggerirti un pop-tour a cinque stelle. A tal proposito riporto qui sotto il sito ufficiale della manifestazione:
www.ruttosound.com
Su questo sito è possibile ammirare i momenti clou della competizione (non perderteli!), e soprattutto raccogliere tutte le informazioni necessarie per raggiungermi alla prossima edizione di Ruttosound, aka Ruttstock.

05 giugno 2007

Come Cristoforo Colombo

SpacemeQuando ero piccolo, non capivo un cazzo... in pratica ero come ora, ma più basso e con una pettinatura diversa. Ricordo che a quell'epoca sfogliavo con cadenza autistica un libro illustrato sugli animali, ed ero terrorizzato da una fotografia a tutta pagina raffigurante una rana verde con gli occhi rossi. Non ne avevo mai vista una dal vivo, e la immaginavo enorme e pericolosissima. Approfittando della mia ignoranza (...ah, l'importanza del sapere!), mia mamma per tenermi sotto controllo aveva inventato lo stratagemma della rana: in pratica millantava di conoscere la rana, e in caso di mie malefatte, minacciava il suo intervento. ...non lo fare, o chiamo la rana!
Ci sono cascato come uno stronzo per anni.
La libertà da questa schiavitù è arrivata il giorno in cui ho visto ad un rettilario la rana. Piccola e indifesa. Libero. Signori, questa è storia... almeno per me :-P
E da quella volta? Che è successo? Non ricordo grandi episodi di anarchia. Come è possibile? Come mi teneva sotto controllo mia mamma? Me lo chiedo ora a distanza di anni. Sai come faceva? La risposta è banale e terribile al tempo stesso: mi controllava usando lo stesso metodo di tutte le altre mamme.
Ha inconsapevolmente usato un sistema analogo alla rana, ma molto più difficile da scoprire: lo stratagemma della brutta figura. La minaccia della reiterazione della sensazione di disagio e inadeguatezza che prova il bambino quando sbaglia. La minaccia della brutta figura. Non lo fare: farai una brutta figura.
Può sembrare tragicomico, ma la rana e la brutta figura sono sorelle gemelle: sono due stratagemmi utili per educare. Due strumenti per giudare le azioni di qualcuno che non ha la consapevolezza delle proprie responsabilità. Pensaci. E' un concetto serio.
Se hai un po' di tempo, prova a rispondere a queste domande:
- Ti senti libero nelle tue scelte?
- Ti è mai successo di voler fare una cosa, ma evitare di farla per evitare figuracce?
- Ti è mai successo di non fare qualcosa, evitare la figuraccia, eppure esserne pentito?

Non c'è fretta. Non è un quiz. Prenditi il tuo tempo. Stai rispondendo a te stesso e per te stesso.
Quando ho focalizzato questo concetto ed ho risposto a queste domande, io mi sono sentito in modo analogo a quando ho visto la rana: stronzo per anni.
Eppure è palese: in fin dei conti che cos'è una brutta figura? Cos'ha di terribile? Cristoforo Colombo è stato preso per il culo da tutti i suoi amici perché era convinto che la terra fosse sferica. Nonostante tutto è partito alla ricerca delle Indie andando nella direzione opposta. Ironia della sorte non ha trovato le Indie, ma le Americhe. Figura di merda nella figura di merda: non lo ha capito. Questo qua come figuracce era messo proprio male! Mi immagino la delusione della mamma: lei che fino al giorno della partenza gli ha sempre ripetuto non farmi fare figuracce... e lui che imperterrito ne ha collezionate una serie passata alla storia.
Oggi però per cosa è ricordato Cristoforo Colombo? Per le figuracce?
Se fosse restato zitto e buono a casa, credi che i libri riporterebbero le sue gesta? Vi parlerò di Cristoforo Colombo. Il noto disoccupato genovese che nella vita non ha mai fatto figuracce...
Arrivo tardi a comprendere questa cosa: oggi che hanno scoperto tutti i continenti, non credo che il rischio di una brutta figura potrà fruttare grandi cose all'umanità, ma sono convinto che di tanto in tanto potrà rendere un po' più colorata la giornata. Secondo me è ora di prendersi consapevolmente carico delle responsabilità delle proprie azioni e di assaggiarne i frutti, sfidando le terribili figuracce e le temibili rane. Almeno una volta al giorno. Tu che farai? Salpi con me e Cristoforo Colombo o ci saluterai dal molo? In ogni caso spero di incontrarti presto in un porto lontano a vantarti della tua collezione di brutte figure.