Cisterna

08 giugno 2011

La sindrome del secondo giorno

un colpo di spugna e si riparte
In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.
Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo giorno.

Il primo giorno ha sempre il fascino dell'epico.
Per questo i buoni propositi sono così attraenti: hanno il fascino del primo giorno.
Da domani smetto di fumare!
Da domani vado a correre tutte le mattine!
Da domani mi metto a dieta!
Dai, cazzo, da domani tiro su l'Universo!

Io sono sensibilissimo al fascino epico del primo giorno.
Per me il problema non è mai il primo giorno. Il problema viene dopo.
Nasce il secondo giorno, quando l'impegno epico deve trasformarsi in routine.
I fuochi d'artificio del primo giorno sono stati sparati. L'eco degli squilli di trombe è passato. Le stelle filanti che celebravano il buon proposito sono per terra, calpestate dal tempo.
Una brezzolina fredda accompagna la solitudine del secondo giorno.
Per me il secondo giorno è la tomba dei buoni propositi.
Il giorno in cui non riconosco più le mie azioni del giorno precedente, e rovisto nel mio inconscio alla ricerca di possibili scuse. Una ragione per interrompere il mio proposito.
Purtroppo io non sono l'esempio dell'integrità e il mio inconscio ha un grande potere persuasivo nei miei confronti. Entro un paio di giorni la maggior parte dei miei buoni propositi va dal culo.
A volte resisto un po' di più, ma non molto. Ho il presentimento che al massimo potrei resistere una settimana.
Allora Dio, nel settimo giorno portò a termine il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro. Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli creando aveva fatto.