Cisterna

24 luglio 2007

La minaccia turca

Cesso alla turcaVentunesimo secolo. Tutto è automatizzato, servoassistito, ergonomico, controllabile a distanza... evidentemente la tecnologia attuale punta prima di tutto ad essere user friendly. Allora come si spiega l'esistenza del cesso alla turca? Io lo trovo inutilizzabile. Non so se anche per te è così, però io non lo userei mai: ho il terrore di cagami nelle braghe calate. Peraltro è una paura razionale e fondata: per stare in equilibrio accovacciato è necessario assumere una posizione in cui i piedi si trovano pericolosamente sotto la zona del culo. C'è poco da dire e da fare. Lo impone la fisica.
Riesci a immaginare la scena? Cagare sereno, poi sollevare i pantaloni ed osservare atterrito che il cesso è perfettamente bianco. Intonso. Dove è finita la mia merda? Dopo qualche istante di vaneggiamento in cui ci si immagina popolari e acclamati dalle folle grazie alla propria merda trasparente, si ritorna mesti alla realtà: Cazzo... mi son cagato nei pantaloni. Lo sapevo!
Straziante delusione.
A quel punto il danno è fatto, pietrificato dallo schifo finisci di sollevare i pantaloni, stringi la cintura, sistemi per quanto possibile la carta igienica che sporge dalla parte posteriore come un orribile fiocco pinzato. Con veloci passi a compasso ti allontani a gambe rigide verso l'oblio. Solo la morte, forse, porrà fine a questo umiliante strazio.
E' evidente che il cesso alla turca è una nota stonata in un concerto di tecnologie user-friendly. Allora perché esiste? A chi può giovare un prodotto simile? Già... a chi giova? Esiste solo una categoria che ha la certezza di uscire indenne da una cagata nel cesso alla turca: chi indossa una gonna; ovvero le donne e gli arabi con i vestiti tradizionali. Cazzo, e se il cesso alla turca fosse una subdola arma del fondamentalismo islamico? Potrebbe lentamente portare l'occidente ad estinguersi. Milioni di persone inghiottite dall'oblio. Non è un caso che molti arabi facciano i muratori. Lo fanno con un intento preciso: diffondere la loro arma il più possibile. Forse l'arma di distruzione di massa che nascondeva l'iraq erano tonnellate di malta, milioni di cessi alla turca e grandi squadroni di muratori addestrati alla loro installazione. Bush purtroppo non ci è arrivato. Se non ci opporremo ai maledetti cessi alla turca finchè siamo in tempo, presto ci estingueremo. Spero che almeno gli scozzesi, nostra ultima speranza, ci vendicheranno.

11 luglio 2007

Il fenomeno del Politically Correct

Diversamente vivoCon l'orgoglio nel cuore, sono lieto di proporre ai fedeli lettori il mio primo articolo di attualità: una intervista esclusiva a Carlo Maria Nessuno, padre nonché teorico del movimento del Politically Correct.
Cisternae: Buongiorno Carlo Maria Nessuno, come preferisce che mi rivolga a lei?
Carlo Maria: Mi chiami pure Carlo Maria: andrà benissimo, grazie. Anzi, a tal proposito, poiché talvolta i nomi sono sconvenienti e generano disparità, io mi rivolgerò a lei chiamandola Diversamente Carlo Maria, così, in segno di rispetto.
Cisternae: Grazie, ma non è il caso. Ad ogni modo veniamo alla prima domanda: come nasce il movimento del politically correct?
Carlo Maria: Caro Diversamente Carlo Maria, la base di tutto è l'uguaglianza. Non è giusto discriminare. Ecco perché abbiamo scelto di dare ai Diversamente Uguali dei nomi che li aiutino ad uniformarsi a noi. Un moto di carità.
Cisternae: Cambiare i termini aiuta veramente le persone coinvolte?
Carlo Maria: Certo che sì. Moltissimo! I nuovi termini non hanno più valenza offensiva.
Cisternae: Secondo alcuni scettici una grande quantità di termini che voi rifiutate non hanno mai avuto una accezione offensiva. E' davvero necessario abolire termini come spazzino e bidello?
Carlo Maria: Hahaha... Caro Diversamente Carlo Maria, gli scettici sono da biasimare. Ci danno contro solo perché godono nell'offendere i diversamente uguali. Ciò che essi fanno è semplicemente orribile. Dovrebbero essere tutti sterminati immediatamente, quei gran figli di operatrici sessuali para-professionali. A mio avviso sono molto inferiori ai già infimi diversamente uguali. Non meritano nessuna pietà.
Cisternae: A parte la vostra importantissima crociata contro gli scettici, avete programmi per il futuro?
Carlo Maria: Per il futuro prossimo abbiamo un progetto molto importante, che le illustro brevemente: partendo dalla considerazione che i diversamente uguali rovinano qualsiasi nome gli venga dato e prima o poi lo trasformano in una offesa, abbiamo in progetto una serie di riedizioni dei nostri termini più popolari. Non voglio svelarvi i dettagli, ma a titolo di esempio le parlerò della categoria dei diversamente abili.
Essi un tempo erano detti handicappati, poi sono diventati disabili, e attualmente sono diversamente abili. La riabilitazione verbale prevede per il futuro altri tre step: quasi abili, fondamentalmente abili, e per finire "ballerini in pausa". A stento trattengo le lacrime di orgoglio per tutto quello che facciamo per loro!
Cisternae: Mi scusi, a parte questi termini e le crociate di sdegno per difenderli, non avete mai pensato di promuovere qualcosa di più concreto per aiutare queste persone? Non so... una campagna per l'eliminazione delle barriere architettoniche.
Carlo Maria: Caro Diversamente Carlo Maria, lei pecca di ottusità: non vede la grandezza del nostro progetto... crede davvero che le barriere architettoniche possano dare fastidio a dei ballerini in pausa?

03 luglio 2007

Tecnologia amica. Di chi?!

Non so quando si estinguerà il genere umano, ma sono convinto che la causa sarà una qualche tecnologia futura del cazzo, figlia del voler automatizzare tutto a tutti i costi. Secondo me la prova di questa tendenza è il bagno dei locali pubblici. Oltre la porta trovo costantemente ad attendermi un oggetto che nel mondo civile è innocuo: il rubinetto. Qui non è più così: qui si trasforma in un enigma. Come funzionerà? Fotocellula? Pulsante? Pedale? Manetta? Tastiera e mouse? Dove avranno nascosto 'sto cazzo di comando? Se penso che alla fine deve solo aprire l'acqua, mi viene da piangere!
Toh, un pulsantone di gomma nero per terra... sarà da premere! Macchè, era un abbaglio: in realtà la pressione del pulsante serve solo ad attivare un messaggio vocale: cazzone, sono un rubinetto con fotocellula. Mi ha fregato! Beh, almeno ora so come aprire l'acqua. Mi avvicino e metto le mani sotto al rubinetto. Nulla accade. Ispeziono l'enigmatico oggetto e l'acqua parte. Mi risollevo e l'acqua si ferma. La fotocellula non è sotto il rubinetto, sarebbe troppo facile: è sul muro laterale e si attiva quando mi avvicino al lavandino. Peccato che la distanza da tenere sia perennemente sbagliata: il più delle volte è troppo vicina al lavabo, e per lavarmi le mani sono costretto a posizionarmi come se volessi pisciare nel lavandino. Talvolta invece il sensore è troppo lontano: la posizione da assumere in quel caso è molto più sconveniente: messo a 90 gradi con il culo generosamente proteso in direzione dell'ingresso. Architetti dei miei coglioni!
A costo della dignità, ma finalmente posso lavarmi le mani. Non esattamente. Per ora so solo aprire l'acqua. Per avere il sapone dovrò risolvere un altro enigma. Che palle: se lo sapevo mi portavo la saponetta da casa! Andate tutti a cagare: mi laverò le mani solo con l'acqua!
Voilà, finalmente è finita. Magari. Resta la prova più straziante: il tristo uffizio dell'asciugatura delle mani. Qui vengono disturbate tecnologie al limite del progresso umano, divisibili in due macro-categorie:
- Sistemi meccanici che disaccoppiano la salvietta ed il mondo esterno: schiaccio, tiro, ruoto, muovo, perquoto... ogni sforzo è vano. Non capisco perchè non usino la stessa tecnologia per le casseforti: è inviolabile!
- Sistemi elettrici che soffiano aria che brucia le mani lasciandole miracolosamente bagnate. E' inevitabile provare una sensazione di stupore misto a sofferenza in questi casi.
A volte qualche ingenuo, nella speranza di evitare i terribili sistemi standard di asciugatura, si spinge verso il cesso, ignaro dell'esistenza della famigerata carta igenica doppia azione per locali pubblici: scivolosa sulla merda e abrasiva sul culo. Inutile specificare che questo prodigioso materiale tratta le mani come il culo, e l'acqua come la merda.
La mia soluzione personale al dilemma dell'asciugatura è dettata dalla rassegnazione, che mi spinge ad asciugarmi sui pantaloni.
Esco dal bagno sconfitto. I pantaloni bagnati mi rendono lo zimbello del locale. Pazienza: almeno ne sono uscito relativamente indenne... già tremo al pensiero della prossima generazione di cessi, in cui le fotocellule controlleranno anche le porte, ed io mi troverò a cagare di fronte agli altri clienti che mi fisseranno con occhi attoniti, e mi rassegnerò a pulirmi il culo sui pantaloni... che figuraccia uscire dal bagno con le sgommate sui jeans, altro che pantaloni bagnati ...oh cazzo... a quel punto come farò ad asciugarmi igienicamente le mani?! L'estinzione della specie è vicina.