Ho vinto 100 milioni al superenalotto. E ora?!
Ho sentito dire che la probabilità di fare sei al superenalotto è tanto remota quanto quella di essere colpiti da un fulmine. E’ una consapevolezza terribile. Non tanto per chi gioca, quanto per chi viene colpito da un fulmine. Deve essere tremendo essere folgorato e capire, tra convulsioni e odore di bruciato, di essere il prescelto per un evento così raro. Essere in balia del tuono. Vedere tutta la vita scorrere davanti agli occhi in un lampo e domandarsi: ma cazzo di un cazzo… non potevo azzeccare un sei milionario?!?!
Visto che indovinare il sei è così improbabile, io ho deciso di non giocare, ma comunque di sperare.
Spero di trovare la scheda vincente per terra. Improbabile per improbabile… se deve essere una botta di culo, voglio che sia la botta di culo totale. Mi ispiro ai fulmini: mica si va a fare domanda da qualche parte. Se deve capitare capita, ovunque tu sia.
Per non farmi cogliere impreparato da un simile evento io ho già deciso come usare la vincita. Certe cifre vanno spese in maniera lucida, e con un capitale simile in mano non credo sia così facile esserlo…
Immagino che anche tu, come me, avrai sentito dire migliaia di volte che chi si arricchisce così in fretta finisce per sperperare tutti i suoi averi e tornare più povero di prima. E dunque? Come investire una simile cifra?
Io ci ho pensato attentamente. Se è vero che alla fine il vincitore medio va dal culo, io sicuramente non sarò meglio di lui. Tornerò povero. Però voglio investire in qualcosa. In qualcosa che è oltre la ricchezza. Nella vita oltre la morte. Nel ricordo della gente. Sì: voglio essere ricordato!
Per questo investirò la mia vincita in attività inutili ed eccentriche, che mi facciano passare alla storia. Come Caligola. Sarà anche stato un coglione, però è l’unico imperatore romano che ricordo. Cazzo, facendo senatore il suo cavallo ha guadagnato 2000 anni di popolarità. E la citazione su cisterna.
Il mio primo investimento sarebbe pagare le famiglie per farmi scegliere il nome del figlio. La famiglia mi fa pervenire i dati salienti (cognome, luogo di residenza, caratteristiche del figlio) e io offro una cifra. Se la accettano, io mi compro il diritto di scegliere il nome di battesimo del figlio. Semplice no? Sarei disposto a pagare qualsiasi cifra per scegliere il nome di un bambino che abbia un cognome che sembra un nome. Ad esempio uno che di cognome fa Alessandro, come il pianista di Marta Flavi.
Lo coprirei d’oro per poterlo chiamare Rossi. Una vita segnata per lui ed una enorme popolarità per me. Immagino i suoi problemi ogni volta che compilerà un modulo:
- Non sa leggere? Questo è lo spazio per il nome, e quest’altro invece è per il cognome!
- Eh, lo so… purtroppo io mi chiamo Rossi di nome e Alessandro di cognome
- …Ma non mi dica che lei è una delle vittime di Roberto. Ho sempre sognato di incontrarne una! Credevo fosse una leggenda. Stento a crederci. Posso farle una foto?
Ci penso e mi emoziono. Bellissimo!
Il mio secondo investimento sarebbe una fontana in giardino. Mille zampilli colorati ed al centro una pedana con un giocatore di calcio di serie A. Uno a caso tra quelli che si sentono divinità perché sanno giocare a pallone. Nella mia fontana lui dovrebbe semplicemente palleggiare. Sempre.
Bellissimo. Uno sfogo perfetto per ogni incazzatura. Tendere l’orecchio e sentire se il giocatore palleggia. In caso negativo aprire la finestra e gridargli contro i peggio improperi. Cazzone, devi palleggiare. Sei pagato per questo. Palleggia!
Di quando in quando potrei anche organizzare una festa per gli amici, in cui inveiamo in gruppo contro la fontana o la sproniamo a far meglio.
Un altro investimento memorabile vorrei che fosse la mia camera da letto. Ho già in mente come dovrebbe essere: un imponente grattacielo. Al suo interno via tutti i muri, le scale, i piani… via tutto: un gigantesco cubo vuoto. Desolato. Vuoto a perdita d’occhio, e, in lontananza, le finestre dei vari piani, visibili in un unico colpo d’occhio. Vorrei arredare la struttura in modo molto semplice: un letto al centro della stanza. Dal centro del soffitto un cavo elettrico che scende fino a due metri da terra, sopra il letto. Al fondo del filo elettrico una lampadina. Basta.
Ah, sotto il letto ci metto una bicicletta, così quando la sera voglio spegnere la luce, in quattro pedalate sono all’interruttore vicino alla porta di ingresso. Voilà.
Sogni d’oro.
Click.
Visto che indovinare il sei è così improbabile, io ho deciso di non giocare, ma comunque di sperare.
Spero di trovare la scheda vincente per terra. Improbabile per improbabile… se deve essere una botta di culo, voglio che sia la botta di culo totale. Mi ispiro ai fulmini: mica si va a fare domanda da qualche parte. Se deve capitare capita, ovunque tu sia.
Per non farmi cogliere impreparato da un simile evento io ho già deciso come usare la vincita. Certe cifre vanno spese in maniera lucida, e con un capitale simile in mano non credo sia così facile esserlo…
Immagino che anche tu, come me, avrai sentito dire migliaia di volte che chi si arricchisce così in fretta finisce per sperperare tutti i suoi averi e tornare più povero di prima. E dunque? Come investire una simile cifra?
Io ci ho pensato attentamente. Se è vero che alla fine il vincitore medio va dal culo, io sicuramente non sarò meglio di lui. Tornerò povero. Però voglio investire in qualcosa. In qualcosa che è oltre la ricchezza. Nella vita oltre la morte. Nel ricordo della gente. Sì: voglio essere ricordato!
Per questo investirò la mia vincita in attività inutili ed eccentriche, che mi facciano passare alla storia. Come Caligola. Sarà anche stato un coglione, però è l’unico imperatore romano che ricordo. Cazzo, facendo senatore il suo cavallo ha guadagnato 2000 anni di popolarità. E la citazione su cisterna.
Il mio primo investimento sarebbe pagare le famiglie per farmi scegliere il nome del figlio. La famiglia mi fa pervenire i dati salienti (cognome, luogo di residenza, caratteristiche del figlio) e io offro una cifra. Se la accettano, io mi compro il diritto di scegliere il nome di battesimo del figlio. Semplice no? Sarei disposto a pagare qualsiasi cifra per scegliere il nome di un bambino che abbia un cognome che sembra un nome. Ad esempio uno che di cognome fa Alessandro, come il pianista di Marta Flavi.
Lo coprirei d’oro per poterlo chiamare Rossi. Una vita segnata per lui ed una enorme popolarità per me. Immagino i suoi problemi ogni volta che compilerà un modulo:
- Non sa leggere? Questo è lo spazio per il nome, e quest’altro invece è per il cognome!
- Eh, lo so… purtroppo io mi chiamo Rossi di nome e Alessandro di cognome
- …Ma non mi dica che lei è una delle vittime di Roberto. Ho sempre sognato di incontrarne una! Credevo fosse una leggenda. Stento a crederci. Posso farle una foto?
Ci penso e mi emoziono. Bellissimo!
Il mio secondo investimento sarebbe una fontana in giardino. Mille zampilli colorati ed al centro una pedana con un giocatore di calcio di serie A. Uno a caso tra quelli che si sentono divinità perché sanno giocare a pallone. Nella mia fontana lui dovrebbe semplicemente palleggiare. Sempre.
Bellissimo. Uno sfogo perfetto per ogni incazzatura. Tendere l’orecchio e sentire se il giocatore palleggia. In caso negativo aprire la finestra e gridargli contro i peggio improperi. Cazzone, devi palleggiare. Sei pagato per questo. Palleggia!
Di quando in quando potrei anche organizzare una festa per gli amici, in cui inveiamo in gruppo contro la fontana o la sproniamo a far meglio.
Un altro investimento memorabile vorrei che fosse la mia camera da letto. Ho già in mente come dovrebbe essere: un imponente grattacielo. Al suo interno via tutti i muri, le scale, i piani… via tutto: un gigantesco cubo vuoto. Desolato. Vuoto a perdita d’occhio, e, in lontananza, le finestre dei vari piani, visibili in un unico colpo d’occhio. Vorrei arredare la struttura in modo molto semplice: un letto al centro della stanza. Dal centro del soffitto un cavo elettrico che scende fino a due metri da terra, sopra il letto. Al fondo del filo elettrico una lampadina. Basta.
Ah, sotto il letto ci metto una bicicletta, così quando la sera voglio spegnere la luce, in quattro pedalate sono all’interruttore vicino alla porta di ingresso. Voilà.
Sogni d’oro.
Click.