Cisterna

27 novembre 2007

Era il 38 luglio

MagritteScendo le scale di casa mia. Ma a che piano abito? Boh: vivo qui da maggio, e non ho mai contato a che piano. So che è l'ultimo. Quando finiscono le scale, io infilo la chiave nella toppa. Facile no?
E' curioso che mi ponga questa questione sempre quando sono in mezzo alle scale. Mai quando inizio a salire o a scendere. E' curioso anche che le scale finiscano proprio quando arrivo a questo punto della mia considerazione.
Apro la porta. Fuori mi attendono il solito viottolo di porfido, i vecchi portici, e le solite automobili disseminate lungo i bordi della strada. L'aria è piacevolmente calda: la sento scorrere attorno a me, tangibilmente presente. Una strana sensazione.
Mi inclino in avanti e istintivamente mi lascio andare. L'aria mi sorregge. Inizio a fluttuare. Senza sforzo. Senza impedimenti. Sono leggero come l'aria. La gente attorno a me guarda incuriosita e sorride. Sto volando. Con un armonioso colpo di reni accelero in direzione del cielo. Com'è facile volare: non l'avrei mai detto. La propulsione al mio movimento arriva direttamente dal pensiero: vado nella direzione a cui sto pensando. Con estrema naturalezza. Elegantemente. Sono bello come un delfino.
Percepisco lo stesso piacevole tepore che provo d'estate in spiaggia subito dopo il bagno in mare: un calore forte, ma stemperato e reso piacevole dalla pelle bagnata.
Chiudo gli occhi. Le percezioni degli altri sensi sono più che sufficienti. Distinguo chiaramente i profumi, i suoni, la carezza del vento. I vestiti mi sembrano improvvisamente pesanti ed ingombranti: inibiscono i miei movimenti. Me ne libero. Cadono pesanti verso il basso, ed io salgo. Una forza uniforme mi attrae verso l'alto. Non oppongo resistenza. La assecondo. Pacifico. Sereno.
La forza che mi attrae proviene da una candida sfera posta in mezzo al cielo. Che bella. Sembra una perla. Una perla liscia e piacevole al tatto. La prendo tra le mani e la osservo. Non ha peso. Mi riflette. Vedo le mie mani appoggiate alla sfera. Toccano il loro riflesso. Ed oltre il loro riflesso vedo quello delle mie braccia, del mio corpo, del mio volto.
Guardo meglio: quello è il mio volto, ma non è il mio riflesso. L'ho visto sorridermi per un attimo. Ora ha cambiato espressione. Che gli succede? Dove si trova? Riconosco il luogo alle sue spalle: il solito viottolo di porfido, i vecchi portici, e le solite automobili disseminate lungo i bordi della strada. Però lui non sta volando. E' rimasto pesantemente vincolato al terreno. Lento ed impacciato nei faticosi movimenti.
Istintivamente abbraccio la sfera, con la speranza di trasmettergli empaticamente la mia presenza.
Che fai laggiù?! Chiudi gli occhi e raggiungimi... anche solo per un attimo: io, sorridente, ti aspetto.

20 novembre 2007

Proverbi 2.0: La speranza...

Dai, questo è culo!La speranza è l'ultima a morire
Un proverbio ridicolo. Inizia con la parola speranza: il disperato scorge la luce da questa prima parola, e continua a leggere alla ricerca di una massima ricca di saggezza che lo incoraggerà.
è l'ultima... gli occhi del disperato si illuminano. Ultima: come highlander. Cresce la speranza contestualmente alla sete di sapere come prosegue il proverbio...
...a morire. Ma come "a morire"?! Cazzo, allora muore. Ma che detto di merda è mai questo?! Come può nel 2007 esistere un proverbio che parla di speranza usando la parola morte?!
Sarà nato sicuramente nella prima metà del '900, quando il pessimismo era il profumo della vita. Nello stesso periodo di quei due sfigati di Bambi e di Dumbo. Li hai mai visti? Cartoni animati di una tristezza infinita, in cui i protagonisti erano emblema della sfiga più nera: orfani, reietti, malvoluti da tutti... insomma, sfortuna 24 ore su 24, 7 giorni su 7, 365 giorni all'anno. Mai un attimo di pace: scommetto che in tutta la vita non hanno mai potuto scoreggiare nemmeno una volta in pace. Fisso per sbaglio si cagavano adosso ogni volta. Matematico.
Visto che i tempi sono decisamente cambiati ( come è noto, i protagonisti dei cartoni animati attuali possono scoreggiare serenamente) credo che sia giunto il momento di svecchiare il suddetto proverbio, valido nei contenuti, ma penoso nella forma.
La mia proposta è "il culo è digitale".
Moderno, veloce, tecnologico, figlio dei nostri tempi.
E soprattutto denso di significato: ci ricorda che la fortuna non è analogica. Non può esistere una "parziale fortuna". O c'è o non c'è. Zero o uno.
Inoltre, in quanto digitale, la fortuna non può arrivare progressivamente: può solo passare istantaneamente da zero (sfiga) a uno (botta di culo).
Hai mai sentito qualcuno parlare di "mezza botta di culo"? ...evviva ho semi-vinto al superenalotto. Ma quando mai? Per questo non bisogna mai disperare: è normale, fisiologico, che la "botta di culo" arrivi improvvisamente, senza preavviso, quando fino ad un secondo prima eri nello status di "culo uguale a zero".
Il culo è digitale. Fino a un momento prima non c'era, ma poi all'improvviso c'è. Poi andrà. Poi tornerà... va a culo :-)

16 novembre 2007

La sindrome del vecchio

La sindrome del vecchioPrologo
Strada pianeggiante in aperta campagna: un interminabile rettilineo sgombro. All'orizzonte nessuno. Il piede finalmente rilassato si appoggia comodo sull'acceleratore regalandomi una piacevole andatura sostenuta. All'orizzonte un puntino verde. Cos'é? Un albero? Un cespuglio?
Fa capolino un bieco tentativo di negare l'evidenza: non può essere la solita panda verde guidata da un vecchio. Il destino non può essere così ingiusto con me!
Uno sguardo più attento fuga ogni dubbio: il puntino verde è troppo lento per essere un cespuglio o un albero. Deve essere il solito rincoglionito sulla panda. Porca puttana maledetta, ma è possibile?! Quanti vecchi alla guida di una panda verde ci sono in italia?! E' un esercito. Deve essere una combutta nei miei confronti: non c'é altra spiegazione logica!
In pochi istanti raggiungo la panda. Se non fosse per il suono della marmitta, sapientemente modulato ad eseguire una pernacchia metallica, direi che la macchina è spenta.
Come mi capita spesso in questi casi, sogno ad occhi aperti di scendere dalla mia macchina, affiancarmi di corsa alla panda verde, bussargli al finestrino e chiedergli di accelerare. Sarebbe bellissimo, ma purtroppo sono di fretta.
Daaaai, cazzo, muoviti! Se non in avanti, almeno di lato, in modo che possa sorpassarti!
Coraggio nonno... guarda sotto il volante, lì troverai un pedale nuovo ed ancora inchellophanato: è l'acceleratore. Sfioralo per me! Su...

Niente da fare: imperturbabile la panda procede ad una velocità talmente misera che il fumo della marmitta sale, avvoge e supera il motore che l'ha prodotto. Ai confini della fisica.
Forse il vecchio è morto al volante e procede per inerzia da chissà quanto tempo. Gli mando un paio di segnali con le luci ed il clacson prima di chiamare il 118 per constatarne la morte: non si sa mai...
...Flash Flash... Peeeeeee
Miracolo: il vecchio è vivo! La macchina è sempre pressoché ferma, ma lui sta inveendo verso di me con gesti desueti. I movimenti scomposti lo animano e fanno sì che muova involontariamente il volante quel tanto che basta ad aprire un varco sufficiente al passaggio della mia macchina. Sorpasso e proseguo per la mia strada. Libero. Nuovamente felice.

Strada pianeggiante in aperta campagna: un interminabile rettilineo sgombro. All'orizzonte nessuno. Il piede finalmente rilassato si appoggia comodo sull'acceleratore regalandomi una piacevole andatura sostenuta. Mi sembra troppo bello per essere vero: che pace. Il quadro felice viene interrotto da un fastidioso frastuono. Cos'é? Minatori all'opera? Un movimento di assestamento tellurico?
Fa capolino un bieco tentativo di negare l'evidenza: non può essere il solito giovinastro con la macchina taroccata e con l'autoradio a palla. Il destino non può essere così ingiusto con me! Perdinci che sfiga, è già qua dietro! Ma che velocità starà facendo?! E' sicuramente sotto l'effetto di qualche droga: guida senza cognizione. Guarda che roba. Si può?!
...Flash Flash... Peeeeeee
Che bandito! Disgraziato di un disgraziato, te sei un criminale. Un criminale sei, ecco!
...Omme... mi sono così agitato che a momenti finivo fuori strada per colpa di quel deficente: l'ho scampata bella! Vai, vai... corri... la fortuna prima o poi finirà di assisterti, disgraziato!

Epilogo
La velocità è un fenomeno misurabile, regolamentato da leggi e chiaramente definito attraverso appositi cartelli stradali. Nonostante ciò ognuno ha la propria idea personale di quella che sia la giusta velocità, ed è convinto di avere ragione. Tutti gli altri sbagliano: chi va più lento è un rincoglionito. Chi va più veloce è un disgraziato.
Questo fenomeno grottesco è particolarmente evidente in ambito automobilistico, ma è riscontrabile in molte altre occasioni.
E' importante ricordarne l'esistenza, sia per non giudicare troppo duramente il prossimo, sia per non farsi troppo influenzare dai giudizi altrui.
Per questo ho deciso di dare un nome al fenomeno. L'ho chiamato la sindrome del vecchio, ovvero:
a) Prima di dare del disgraziato a qualcuno, meglio controllare di non essere alla giuda di una panda verde.
b) Se la persona che ti chiama disgraziato sta guidando una panda verde, va tutto bene
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...Flash Flash... Peeeeeee